La società sportiva - no profit - Judo Club Sho-dan A.S.D. desidera far conoscere alle persone di qualsiasi età, etnia, religione, la pratica di un'antica e nobile "arte marziale" che, oltre allo sviluppo fisico e psichico, ha in sé le caratteristiche per essere una forma educativa.
Il judo è uno sport confinato ingiustamente a ricoprire ruoli di secondaria importanza, troppo spesso ignorato anche dai media. Questo atteggiamento è attribuibile ad un'errata conoscenza di questa disciplina che per alcuni è un'attività tendenzialmente maschile e rude; per altri è caratterizzato da eccessivo fanatismo, associato spesso a scene di film programmati; per molti altri ancora è
l' indifferenza verso tutto ciò che, al momento, "non è di moda".
l' indifferenza verso tutto ciò che, al momento, "non è di moda".
Il judo è una disciplina sportiva che favorisce la disponibilità verso gli altri, la cura dei compagni con i quali ci si allena costantemente, il rispetto, l'amicizia disinteressata, oltre che l'acquisizione di sicurezza, intuizione, prontezza di riflessi e di un forte autocontrollo. L'allievo si accorge fin dalle prime lezioni che occorre la collaborazione e l'aiuto reciproco, senza il quale non si può migliorare. In palestra si forma uno "spirito di gruppo": solo nella dimensione del "dare" si cresce, portando quindi l'esperienza educativa anche nella vita di tutti i giorni. Il judo ha il vantaggio di essere un'attività individuale che necessita del rapporto continuo ed indispensabile dei compagni, creando una vera e propria collaborazione tra atleti. Questo permette la socializzazione tipica degli sport di squadra ma senza che si formino dei ruoli (leader, gregari, riserve) che possono risultare frustranti.
Ogni atleta è accettato con le proprie attitudini ed i propri limiti e, grazie all'impiego del Metodo Conativo, vengono rispettati i tempi di ciascuno: ognuno è impegnato a superare le momentanee difficoltà con l'aiuto dei compagni diventando protagonista del proprio percorso educativo - sportivo e, volendo, agonistico. In quest'ottica il judo può aiutare ad esprimere grandi potenzialità anche a coloro che sono portatori di alcune forme di disabilità psichiche e/o motorie.
Questo insegnamento implicito si esplica attraverso gli esercizi, cadute controllate, tecniche di proiezione e di immobilizzazione praticate su un apposito tatami (materassino) applicando il principio della "non resistenza" e utilizzando i movimenti dell'altro per incrementare la propria forza a proprio vantaggio. Nel judo il tasso di pericolosità è estremamente basso, perché oltre a dare una buona preparazione atletica ed una efficace difesa personale, comunque utile ai nostri giorni, punta su una grande responsabilizzazione dei judoka. Dal punto di vista della forma fisica il judo è particolarmente indicato ai bambini ed ai ragazzi in età evolutiva poiché permette loro di muoversi in piena libertà sviluppandosi in modo simmetrico (in ugual modo parte sinistra, destra, superiore ed inferiore) al contrario di quanto accade in altri sport.
La progressiva conoscenza delle tecniche viene rappresentata dal colore della cintura che fa parte del judogi (divisa) dell' atleta. Si comincia con la cintura bianca e via via il colore diventa sempre più scuro fino alla cintura nera "sho-dan". La nostra società ha preso appunto il nome Sho-dan per dare un significato particolare a questo ambito livello: un'aspirazione per le cinture colorate ed un trampolino di lancio per coloro che vogliono continuare a perfezionarsi.
Storicamente il Metodo JU (tecnica della cedevolezza) DO (modello di vita) venne studiato e codificato da Jigoro Kano che nel 1882 aprì la prima scuola a Tokio con l'intento di divulgare questa nuova filosofia basata sul principio "dolcezza nella forza e forza nella dolcezza" che si può riassumere in tre ampi concetti: educazione fisica, esercizio mentale, abilità nella lotta.
Il grande sogno di Jigoro Kano di vedere il judo ammesso ai giochi olimpici si realizzò in via sperimentale nel 1964 alle olimpiadi di Tokio e in via definitiva nel 1972 ai giochi di Monaco. Gli atleti italiani si sono sempre adoperati per arrivare fin sui gradini più alti del podio, coronando le loro aspirazioni in Australia 2000.
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